VI. RITORNO AL PASSATO
Ho pochissimo tempo. Chi ha il Morbo di Giacomo Kellerman
ne è consapevole, pur non provando nessun dolore o avendo debilitazioni
fisiche, a parte le crisi epilettiche dovute alla repulsione per il Vuoto.
Oggi il
campanello della porta ha suonato tre volte: stamattina erano mia madre e mia
sorella, mentre nel pomeriggio sono venuti prima Maso e sua moglie Rachele poi
Gisto e Capocchia.
Mamma e Arianna
sono rimaste solo pochi minuti avendo detto loro che ero impegnatissimo nello
scrivere; gli amici non li ho neppure fatti entrare, fingendo di non essere in
casa. Ma sicuramente sapevano che non esco più, che NON POSSO più uscire.
Impegnatissimo
nello scrivere! A dire la verità non avevo nessuna ispirazione letteraria, così
ho passato la giornata a scartabellare tra i miei vecchi racconti e a fare un
tuffo nostalgico nel passato riguardando foto. Ho ripreso fuori dalla
cassaforte anche i miei diari.
Prima ho riletto
il mio ultimo racconto, “Tony Stantuffo”, terminato un annetto fa. Spero che
almeno dopo la mia morte qualche editore lo consideri; non mi sembra malaccio,
ma a parte gli editori truffaldini che me lo avrebbero pubblicato in cambio di
migliaia di euro non ha mai trovato estimatori-investitori.
Dopo ho riletto
altri vecchi racconti, tra i quali “Chinefestival Chattanooga”, “L’unghia di
Arrate” e “Viale solitudine”, poi sono passato al revival fotografico. Da un
cassetto della scrivania ho ripescato le fotografie fatte con Alice, una mia
ex, le foto con gli amici nelle varie vacanze, i viaggi, le cene, le feste…
“Che cazzo è successo?!” ho esclamato vedendo che tutte quelle fotografie, nessuna
esclusa, erano sbiadite in modo impressionante. Vi si distinguevano a fatica
vaghe immagini di silhouettes. Che strano, dev’essere stata tutta colpa di
Robby. Sia maledetto!
PERCHÉ MI FATE
QUESTO, IO NON VI HO FATTO NULLA!
Maledetto,
maledetto, maledetto.
Sperando di
scacciare quella voce dalla mia testa ho riaperto i diari. Sono sette grossi
quadernoni a righe. Lì dentro sono documentati più di dieci anni della mia
vita; ho iniziato il primo volume subito dopo il diploma e ho scritto l’ultima
riga del settimo volume due giorni prima dell’inizio di questa confessione. È
ora che si sappia la verità. Con queste parole ho finito per sempre di
scrivere i miei diari.
Spulciando qua e
là tra le pagine ho avuto un paio di leggere crisi epilettiche, dovute
probabilmente al fatto che in più di un decennio – e non me ne ero mai accorto
– non ho fatto altro che scrivere (vivere) di sogni, nuotando come un pesce
rosso in una di quelle vaschette sferiche microscopiche.
Ho cercato
tracce del delitto compulsando attentamente il periodo comprendente gli anni
1998 – 2000, ma stranamente non ho trovato nulla. E dire che ho sempre annotato
tutto, anche i fatti più spiacevoli. Evidentemente ho cercato di rimuoverlo.
Spossato dal
film del mio passato mi sono seduto sul divano del salotto con una mezza
bottiglia di Vecchio Jack e ho guardato alla tv un documentario storico che
parlava di Stalin e della nascita dell’Unione Sovietica fino alla sua caduta,
così ero abbastanza certo che non mi sarebbero venute crisi. Morto Stalin e il
comunismo e prosciugato il Vecchio Jack, mi sono infilato sotto le coperte;
nella mia mente si è acceso un altro schermo e sono partite le immagini di
Alice, Natalia, Lucilla, Valeria, Dolores e Betty che facevano un mega orgione
lesbo, poi arrivavo io e invece di buttarmi a capofitto in quella porcilaia
saffica, mi limitavo a osservarle. Dopo che le sei fanciulle libidinose erano
venute in un’esplosione contemporanea di orgasmi e io, nella realtà del mio
letto, sborravo sul fazzolettino di carta assicuratomi sul glande, ecco che le
ragazze cominciavano lentamente ad invecchiare e rinsecchirsi fino a diventare
scheletri. Mentre mi ripulivo per bene ho pensato: “Vi sta proprio bene, brutte
puttane!”
VII. DONNE 1
Chi sono le lesbostars del mio sogno misogino?
Premetto che
sono sempre stato un perdente in campo sentimentale e ciò che scriverò lo
confermerà, facendo trapelare quell’astio e quella frustrazione che solo le
donne sanno procurarmi.
Alice, Natalia e Lucilla sono state con me
per un breve o lungo periodo. Valeria, Dolores e Betty non sono mai state con
me nemmeno per una sveltina.
Alice è stato un
grande amore della mia vita. Con lei ho perso la verginità a sedici anni e con
lei ho vissuto emozioni che oggi mi portano ad affermare forse presuntuosamente
di sapere cos’è l’Amore. Mi lasciò dopo tre anni di altissimi e bassissimi, di
momenti estatici e violente litigate, di tenerezza e scenate di gelosia al
limite del ridicolo da parte mia. Dopo essere stato scaricato ho fatto cose che
voi umani… no, no, quello è “Blade Runner”… io ho fatto stronzate che voi
pseudoinnamorati non potete nemmeno immaginare. Ho pianto sangue e anche anni
dopo, quando seppi che era incinta di un certo Idalgo, credetti di morire. Il
tempo poi si sa, è un ottimo cicatrizzante e nonostante tutto ciò che ho fatto
e che sono – anche se può sembrare un’affermazione abbastanza puerile – ho
vinto io.
Ho vinto perché
Alice, sposata, con quattro figli e una villa con piscina in Sardegna, vive
nella bambagia di un mondo finto come la televisione. Idalgo è il più gran
cocainomane puttaniere che abbia mai conosciuto e lei lo ama per la sua
serietà, fedeltà e dedizione alla famiglia. Lei non sa chi c’è dietro la maschera;
non lo ha mai saputo e, a meno che questa storia rimanga inedita, mai lo saprà.
Questa è una consolazione da poco, anzi, non è per niente una consolazione, ma
non posso negare che mi faccia godere questo non sapere da parte della diretta
interessata mentre il mondo SA e se la RIDE. Alla faccia
dell’Amore e alla faccia di sua madre Teresa, che mi vedeva come il
peggior partito in circolazione per sua figlia. Uh, come aveva ragione! Uh,
come godo!
Natalia la
conobbi un anno dopo la fine della storia con Alice. Ero appena uscito dal
tunnel e con Natalia mi illusi di potermi ri-innamorare. Passai un’estate con
lei. Essendo ancora scottato dalla storia precedente, temevo da matti di
fallire un’altra volta e questo pensiero mi faceva essere sempre troppo
frenato, sia fuori che dentro al letto. Lei intanto si scopava anche il suo ex
e non tardò molto a farmi sapere che preferiva il suo ex a me. Amen.
Lucilla invece
l’ho conosciuta nel 2002… Chiosettina chiosettina, che è il mio libro e ci
fo quello che voglio: se a volte scrivo una data in lettere e altre in numero
sono ‘zzi miei, no?… stando a quello che dicono i diari. È durata un mese.
Lucy è la più gran ninfomane che ho mai conosciuto. Scopammo la prima volta e
mi attaccò una malattia venerea. Giorni dopo mi ospitò una settimana nella sua
casa al mare, ma dolorante e preoccupato per via dell’infezione al glande me ne
tornai a casa dopo tre giorni. Quando due settimane dopo ritornai al mare da
lei (il mio pisello stava un po’ meglio), la sorpresi sotto la doccia con due
amici divenuti tali la sera prima. Andai via piuttosto scosso e trascorsi
lunghi mesi con il terrore dell’aids. Quando gli esiti confermarono la
negatività mi ripromisi di starci più attento, che l’illusione dell’Amore –
come credevo io - non protegge dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Ricordatelo giovini! Forse potrebbe
essere un vaccino contro il Morbo di Giacomo Kellerman, chissà! L’illusione
dell’amore, voglio dire.
Infine Valeria,
Dolores e Betty sono tre ragazze molto carine che non hanno mai accettato i
miei reiterati inviti a uscire insieme una qualche sera. Questo mi manda in
bestia. Scusate, questo mi mandava in bestia, perché conoscendole meglio le ho
smascherate: stupide e superficiali femmine. Ma mi sarebbe comunque piaciuto
godere almeno dei piaceri della carne, visto che quelli dell’intelletto
sarebbero stati dispiaceri. E invece niente, neanche quelli. E dire che non
sono brutto, anzi, credo di essere piuttosto piacente, intelligente,
affascinante, ironico, profondo, modesto!!!… e apprezzo molto l’unione dei
corpi anche a mero scòpo di scopo. E allora perché rifiutare una serata con me?
Perché tre fighe che simboleggiano la bellezza fisica e la superficialità
interiore di tutte le donne belle e inutili che ho conosciuto devono sempre
scappare dal sottoscritto? Anch’io ho voglia di una bambola gonfiabile, cazzo!
Questo mondo è marcio. Stramarcio marcescente marcescibile. Sono certo che mio
nonno quando da giovane usciva di casa non trovava tante suore in giro come
adesso. E allora vaffanculo a tutte le fighe rinsecchite che preferiscono stare
a guardare i reality show alla tv o farsi spiare come fossero cavie da Grande
Fratello durante l’ora dell’aperitivo in quello o quell’altro locale di
tendenza. E vaffanculo ai loro discorsi idioti su vestiti, parrucchiere,
cellulari, cellulite. Questo è il mondo marcio, stramarcio, marcescente e
marcescibile in cui viviamo. Vivo, perché a voi chi cazzo vi conosce. Magari
siete della stessa risma di queste veneri bazzotte. Veneri che rifiutano l’idea
dell’Amore e persino del Sessssssssso.
VIII. CHIAMIAMOLI AMICI
Un sogno angosciante mi ha tolto proditoriamente il sonno.
Stavo scrivendo
una lettera di insulti a Babbo Natale per non avermi fatto trovare sotto
l’albero l’ultimo modello di vibratore che gli avevo richiesto, quando vedo una
formichina aggirarsi sul foglio di carta. La schiaccio. Dal suo microscopico
corpicino comincia a defluire un liquido blu che nel giro di pochi istanti
allaga completamente la mia camera così mi trovo a nuotare in apnea in questa
opaca e vischiosa sostanza. Non vedo nulla. All’improvviso sento decine di mani
cingermi braccia e gambe; manca l’aria, sto annegando…
Mi sono
svegliato di soprassalto con il cuore che andava a mille. Sono andato in cucina
a fumare una sigaretta accompagnata da un goccio di Vecchio Jack con ghiaccio.
Avrei voglia di
rivedere gli amici, ho pensato, ma con quello che sono diventati mi farebbero
probabilmente crepare con un attacco epilettico devastante. Amici! In effetti
chiamarli così è solo una comodità per la stesura della storia, dato che
l’amicizia per come la intendo io è un’altra cosa. Quelli con cui andavo più
d’accordo, almeno per un certo periodo, sono stati Maso e Gallo. Eravamo un bel
trio; fino a che rimanevano sobri c’era da divertirsi, peccato che diventassero
vandali non appena eccedevano con l’alcol. A quel punto, benché più alcolizzato
di loro, mi rovinavano la serata. Dopo qualche tempo ho smesso di seguirli
nelle loro scorribande notturne, anche perché amavano andare a prostitute,
imbottirsi di coca e frequentare night. Ora, io non sono mai andato a troie
perché proprio non riesco ad avere un’erezione se penso che devo pagare per
sborrare due gocce di sperma tra le gambe di una battona, ma per quanto
riguarda la cocaina, beh, i due amigos
li ho introdotti io in quel mondo.
Come mi pare di
avervi già detto, sono un apologeta dell’uso moderato di alcol e droghe. Credo
che il loro uso faccia bene allo spirito e non solo. Purtroppo c’è chi, come
Maso e Gallo, si lascia prendere la mano, quindi la volta che gli feci provare
la polverina feci un patatrac. Se ne innamorarono, diventando – sotto il suo
effetto – ancora più vandali e puttanieri di prima.
Trovarono un
altro amico per sostituirmi: Idalgo, il marito di Alice, il loro pusher
demiurgo. Maso era il galoppino di Gallo e Gallo il lacchè di Idalgo. Se non
avessero speso tutto quello che hanno speso in troie e coca oggi sarebbero più
ricchi di Idalgo. Invece benché Gallo sia sposato da anni con l’eterna
fidanzata Clotilde e pochi mesi fa sono stato al matrimonio di Maso e Rachele,
quando il trio delle meraviglie (con Idalgo) si riunisce… le tre mogliettine a
casa devono abbassare la testa per non sbattere le corna sul soffitto!
Con questi
pensieri in testa mi è venuta una forte ispirazione. Sono andato in bagno e ho
creato una scultura odorosa.
IX. SCUSA GISTO
Una volta venne da me il mio amico Gisto confidando nella
mia ormai consolidata fama di sobillatore. Era disperato perché la Blatta , al secolo Eleuteria
Magri, lo aveva lasciato dopo tre o quattro anni di fidanzamento. Allora gli
consigliai di picchiarla a sangue per poi andare incontro a tutte le
conseguenze del caso e capire che non valeva la pena rovinarsi la vita per una
ciucciacazzi a tradimento. Non mi ascoltò e oggi, dopo tanti anni, ha ancora il
cervello bollito da quell’amore per lui tanto immenso. Mentre per quasi tutta
la durata della relazione la
Blatta ha fatto pompini a destra e a manca e si faceva
trapanare il deretano dal buon Gallo.
Mi dispiace per
Gisto, è sempre stato un ragazzo buono e generoso. E mi dispiace anche aver
scopato la Blatta
insieme a Mastro Marasca in quell’albergo di Rimini, dove pernottammo la sera
che andammo a festeggiare il compleanno di Lennon in una discoteca romagnola.
Sì, anche se non erano più insieme da anni, mi dispiace di cuore.
Ora che sono
sotto due metri di terra e tu caro Gisto stai leggendo questa storia, sappi che
non lo avrei mai fatto se quella vigliacca della tua ex morosa non avesse
approfittato del livello alcolico che eccitava me e Mastro Marasca come due
facoceri in calore e non si fosse gettata avidamente sui nostri uccelli
succhiando come un’ossessa.
Ecco, dovevo
confessarmi. Spero mi assolverai.
X. STRANI HOBBIES
Che io non sia una persona comune è risaputo e i miei
hobbies lo evidenziano. Sono un collezionista di aforismi; li pesco dai libri
che leggo, li sottolineo sulla pagina poi li trascrivo sul muro del mio
appartamento. Purtroppo – visto il poco tempo a disposizione – non riuscirò mai
a completare l’opera di abbellimento della casa, ma finora sono riuscito a
riempire pareti e soffitto della mia camera da letto e tre quarti delle pareti
del bagno. Perché lo faccio? Per comporre un giorno l’aforisma perfetto,
quello che un giorno molto vicino troneggerà sulla lapide della mia tomba.
Spero di crearlo presto.
Un altro hobby
particolare è quello di farmi gli autoscatti con la macchina fotografica.
Quando lo raccontai la prima volta a Gisto e alla Blatta si misero a ridere
dandomi del pazzo, ma io non ci trovo nulla di male. Tutti quegli autoscatti mi
sono serviti a studiare nel tempo il mutamento del mio aspetto in parallelo
all’evoluzione dell’anima. Valle a spiegare queste cose agli stolti!
Altri passatempi
sono collezionare strati di polvere e libri orrendi, per me si intende. Per
quest’ultimo sollazzo ho comprato qualche settimane fa una nuova libreria, dove
trovano attualmente posto:
·
IL PASTO NUDO
·
LA MORBIDA MACCHINA
·
IL VECCHIO E IL MARE
·
MEMORIE DAL SOTTOSUOLO
·
TROPICO DEL CANCRO
·
SETA
·
GENTE DI DUBLINO
·
IL PROFETA
·
LA
MORTE A VENEZIA
·
SIDDHARTA
·
LA PROFEZIA DI CELESTINO
·
COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA
·
LA COSCIENZA DI ZENO
·
ELOGIO DELLA FOLLIA
·
DE PROFUNDIS
·
E TANTISSIMI ALTRI…
Con questo
elenco parziale mi sono sicuramente attirato le antipatie degli snob della
parola scritta. Tant’è. Tra questi libri soporiferi o ipermegasupervalutati ho inserito anche “vita, morte e libercoli di
Simone Skreta”: se tanti mattoni sono stati considerati capolavori, non vedo
perché tra essi non possa starci anche l’opera omnia di un cialtrone.
Riguardo la
collezione di strati di polvere ci sarebbe tanto da spiegare, ma mi limito a
dire che conservo strati di polvere in una scatoletta dorata. È il simbolo
dell’inesistenza del tempo e contemporaneamente della nostra temporaneità.
Tra gli aforismi
segnati sulle pareti della mia stanza ce n’è uno che dice: “Il tempo non
esiste, siamo noi che passiamo.” È di Fabrizio De André.
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