giovedì 8 gennaio 2015

Capitoli da VI a X.




VI. RITORNO AL PASSATO 


Ho pochissimo tempo. Chi ha il Morbo di Giacomo Kellerman ne è consapevole, pur non provando nessun dolore o avendo debilitazioni fisiche, a parte le crisi epilettiche dovute alla repulsione per il Vuoto.
    Oggi il campanello della porta ha suonato tre volte: stamattina erano mia madre e mia sorella, mentre nel pomeriggio sono venuti prima Maso e sua moglie Rachele poi Gisto e Capocchia.
    Mamma e Arianna sono rimaste solo pochi minuti avendo detto loro che ero impegnatissimo nello scrivere; gli amici non li ho neppure fatti entrare, fingendo di non essere in casa. Ma sicuramente sapevano che non esco più, che NON POSSO più uscire.
    Impegnatissimo nello scrivere! A dire la verità non avevo nessuna ispirazione letteraria, così ho passato la giornata a scartabellare tra i miei vecchi racconti e a fare un tuffo nostalgico nel passato riguardando foto. Ho ripreso fuori dalla cassaforte anche i miei diari.
    Prima ho riletto il mio ultimo racconto, “Tony Stantuffo”, terminato un annetto fa. Spero che almeno dopo la mia morte qualche editore lo consideri; non mi sembra malaccio, ma a parte gli editori truffaldini che me lo avrebbero pubblicato in cambio di migliaia di euro non ha mai trovato estimatori-investitori.
    Dopo ho riletto altri vecchi racconti, tra i quali “Chinefestival Chattanooga”, “L’unghia di Arrate” e “Viale solitudine”, poi sono passato al revival fotografico. Da un cassetto della scrivania ho ripescato le fotografie fatte con Alice, una mia ex, le foto con gli amici nelle varie vacanze, i viaggi, le cene, le feste… “Che cazzo è successo?!” ho esclamato vedendo che tutte quelle fotografie, nessuna esclusa, erano sbiadite in modo impressionante. Vi si distinguevano a fatica vaghe immagini di silhouettes. Che strano, dev’essere stata tutta colpa di Robby. Sia maledetto!
    PERCHÉ MI FATE QUESTO, IO NON VI HO FATTO NULLA!
    Maledetto, maledetto, maledetto.
    Sperando di scacciare quella voce dalla mia testa ho riaperto i diari. Sono sette grossi quadernoni a righe. Lì dentro sono documentati più di dieci anni della mia vita; ho iniziato il primo volume subito dopo il diploma e ho scritto l’ultima riga del settimo volume due giorni prima dell’inizio di questa confessione. È ora che si sappia la verità. Con queste parole ho finito per sempre di scrivere i miei diari.
    Spulciando qua e là tra le pagine ho avuto un paio di leggere crisi epilettiche, dovute probabilmente al fatto che in più di un decennio – e non me ne ero mai accorto – non ho fatto altro che scrivere (vivere) di sogni, nuotando come un pesce rosso in una di quelle vaschette sferiche microscopiche.
    Ho cercato tracce del delitto compulsando attentamente il periodo comprendente gli anni 1998 – 2000, ma stranamente non ho trovato nulla. E dire che ho sempre annotato tutto, anche i fatti più spiacevoli. Evidentemente ho cercato di rimuoverlo.
    Spossato dal film del mio passato mi sono seduto sul divano del salotto con una mezza bottiglia di Vecchio Jack e ho guardato alla tv un documentario storico che parlava di Stalin e della nascita dell’Unione Sovietica fino alla sua caduta, così ero abbastanza certo che non mi sarebbero venute crisi. Morto Stalin e il comunismo e prosciugato il Vecchio Jack, mi sono infilato sotto le coperte; nella mia mente si è acceso un altro schermo e sono partite le immagini di Alice, Natalia, Lucilla, Valeria, Dolores e Betty che facevano un mega orgione lesbo, poi arrivavo io e invece di buttarmi a capofitto in quella porcilaia saffica, mi limitavo a osservarle. Dopo che le sei fanciulle libidinose erano venute in un’esplosione contemporanea di orgasmi e io, nella realtà del mio letto, sborravo sul fazzolettino di carta assicuratomi sul glande, ecco che le ragazze cominciavano lentamente ad invecchiare e rinsecchirsi fino a diventare scheletri. Mentre mi ripulivo per bene ho pensato: “Vi sta proprio bene, brutte puttane!”


VII. DONNE 1 


Chi sono le lesbostars del mio sogno misogino?
    Premetto che sono sempre stato un perdente in campo sentimentale e ciò che scriverò lo confermerà, facendo trapelare quell’astio e quella frustrazione che solo le donne sanno procurarmi.
    Alice, Natalia e Lucilla sono state con me per un breve o lungo periodo. Valeria, Dolores e Betty non sono mai state con me nemmeno per una sveltina.
    Alice è stato un grande amore della mia vita. Con lei ho perso la verginità a sedici anni e con lei ho vissuto emozioni che oggi mi portano ad affermare forse presuntuosamente di sapere cos’è l’Amore. Mi lasciò dopo tre anni di altissimi e bassissimi, di momenti estatici e violente litigate, di tenerezza e scenate di gelosia al limite del ridicolo da parte mia. Dopo essere stato scaricato ho fatto cose che voi umani… no, no, quello è “Blade Runner”… io ho fatto stronzate che voi pseudoinnamorati non potete nemmeno immaginare. Ho pianto sangue e anche anni dopo, quando seppi che era incinta di un certo Idalgo, credetti di morire. Il tempo poi si sa, è un ottimo cicatrizzante e nonostante tutto ciò che ho fatto e che sono – anche se può sembrare un’affermazione abbastanza puerile – ho vinto io.
    Ho vinto perché Alice, sposata, con quattro figli e una villa con piscina in Sardegna, vive nella bambagia di un mondo finto come la televisione. Idalgo è il più gran cocainomane puttaniere che abbia mai conosciuto e lei lo ama per la sua serietà, fedeltà e dedizione alla famiglia. Lei non sa chi c’è dietro la maschera; non lo ha mai saputo e, a meno che questa storia rimanga inedita, mai lo saprà. Questa è una consolazione da poco, anzi, non è per niente una consolazione, ma non posso negare che mi faccia godere questo non sapere da parte della diretta interessata mentre il mondo SA e se la RIDE. Alla faccia  dell’Amore e alla faccia di sua madre Teresa, che mi vedeva come il peggior partito in circolazione per sua figlia. Uh, come aveva ragione! Uh, come godo!
    Natalia la conobbi un anno dopo la fine della storia con Alice. Ero appena uscito dal tunnel e con Natalia mi illusi di potermi ri-innamorare. Passai un’estate con lei. Essendo ancora scottato dalla storia precedente, temevo da matti di fallire un’altra volta e questo pensiero mi faceva essere sempre troppo frenato, sia fuori che dentro al letto. Lei intanto si scopava anche il suo ex e non tardò molto a farmi sapere che preferiva il suo ex a me. Amen.
    Lucilla invece l’ho conosciuta nel 2002… Chiosettina chiosettina, che è il mio libro e ci fo quello che voglio: se a volte scrivo una data in lettere e altre in numero sono ‘zzi miei, no?… stando a quello che dicono i diari. È durata un mese. Lucy è la più gran ninfomane che ho mai conosciuto. Scopammo la prima volta e mi attaccò una malattia venerea. Giorni dopo mi ospitò una settimana nella sua casa al mare, ma dolorante e preoccupato per via dell’infezione al glande me ne tornai a casa dopo tre giorni. Quando due settimane dopo ritornai al mare da lei (il mio pisello stava un po’ meglio), la sorpresi sotto la doccia con due amici divenuti tali la sera prima. Andai via piuttosto scosso e trascorsi lunghi mesi con il terrore dell’aids. Quando gli esiti confermarono la negatività mi ripromisi di starci più attento, che l’illusione dell’Amore – come credevo io - non protegge dalle malattie sessualmente trasmissibili. Ricordatelo giovini!  Forse potrebbe essere un vaccino contro il Morbo di Giacomo Kellerman, chissà! L’illusione dell’amore, voglio dire.
    Infine Valeria, Dolores e Betty sono tre ragazze molto carine che non hanno mai accettato i miei reiterati inviti a uscire insieme una qualche sera. Questo mi manda in bestia. Scusate, questo mi mandava in bestia, perché conoscendole meglio le ho smascherate: stupide e superficiali femmine. Ma mi sarebbe comunque piaciuto godere almeno dei piaceri della carne, visto che quelli dell’intelletto sarebbero stati dispiaceri. E invece niente, neanche quelli. E dire che non sono brutto, anzi, credo di essere piuttosto piacente, intelligente, affascinante, ironico, profondo, modesto!!!… e apprezzo molto l’unione dei corpi anche a mero scòpo di scopo. E allora perché rifiutare una serata con me? Perché tre fighe che simboleggiano la bellezza fisica e la superficialità interiore di tutte le donne belle e inutili che ho conosciuto devono sempre scappare dal sottoscritto? Anch’io ho voglia di una bambola gonfiabile, cazzo! Questo mondo è marcio. Stramarcio marcescente marcescibile. Sono certo che mio nonno quando da giovane usciva di casa non trovava tante suore in giro come adesso. E allora vaffanculo a tutte le fighe rinsecchite che preferiscono stare a guardare i reality show alla tv o farsi spiare come fossero cavie da Grande Fratello durante l’ora dell’aperitivo in quello o quell’altro locale di tendenza. E vaffanculo ai loro discorsi idioti su vestiti, parrucchiere, cellulari, cellulite. Questo è il mondo marcio, stramarcio, marcescente e marcescibile in cui viviamo. Vivo, perché a voi chi cazzo vi conosce. Magari siete della stessa risma di queste veneri bazzotte. Veneri che rifiutano l’idea dell’Amore e persino del Sessssssssso.


VIII. CHIAMIAMOLI AMICI


Un sogno angosciante mi ha tolto proditoriamente il sonno.
    Stavo scrivendo una lettera di insulti a Babbo Natale per non avermi fatto trovare sotto l’albero l’ultimo modello di vibratore che gli avevo richiesto, quando vedo una formichina aggirarsi sul foglio di carta. La schiaccio. Dal suo microscopico corpicino comincia a defluire un liquido blu che nel giro di pochi istanti allaga completamente la mia camera così mi trovo a nuotare in apnea in questa opaca e vischiosa sostanza. Non vedo nulla. All’improvviso sento decine di mani cingermi braccia e gambe; manca l’aria, sto annegando…
    Mi sono svegliato di soprassalto con il cuore che andava a mille. Sono andato in cucina a fumare una sigaretta accompagnata da un goccio di Vecchio Jack con ghiaccio.
    Avrei voglia di rivedere gli amici, ho pensato, ma con quello che sono diventati mi farebbero probabilmente crepare con un attacco epilettico devastante. Amici! In effetti chiamarli così è solo una comodità per la stesura della storia, dato che l’amicizia per come la intendo io è un’altra cosa. Quelli con cui andavo più d’accordo, almeno per un certo periodo, sono stati Maso e Gallo. Eravamo un bel trio; fino a che rimanevano sobri c’era da divertirsi, peccato che diventassero vandali non appena eccedevano con l’alcol. A quel punto, benché più alcolizzato di loro, mi rovinavano la serata. Dopo qualche tempo ho smesso di seguirli nelle loro scorribande notturne, anche perché amavano andare a prostitute, imbottirsi di coca e frequentare night. Ora, io non sono mai andato a troie perché proprio non riesco ad avere un’erezione se penso che devo pagare per sborrare due gocce di sperma tra le gambe di una battona, ma per quanto riguarda la cocaina, beh, i due amigos li ho introdotti io in quel mondo.
    Come mi pare di avervi già detto, sono un apologeta dell’uso moderato di alcol e droghe. Credo che il loro uso faccia bene allo spirito e non solo. Purtroppo c’è chi, come Maso e Gallo, si lascia prendere la mano, quindi la volta che gli feci provare la polverina feci un patatrac. Se ne innamorarono, diventando – sotto il suo effetto – ancora più vandali e puttanieri di prima.
    Trovarono un altro amico per sostituirmi: Idalgo, il marito di Alice, il loro pusher demiurgo. Maso era il galoppino di Gallo e Gallo il lacchè di Idalgo. Se non avessero speso tutto quello che hanno speso in troie e coca oggi sarebbero più ricchi di Idalgo. Invece benché Gallo sia sposato da anni con l’eterna fidanzata Clotilde e pochi mesi fa sono stato al matrimonio di Maso e Rachele, quando il trio delle meraviglie (con Idalgo) si riunisce… le tre mogliettine a casa devono abbassare la testa per non sbattere le corna sul soffitto!
    Con questi pensieri in testa mi è venuta una forte ispirazione. Sono andato in bagno e ho creato una scultura odorosa.



IX. SCUSA GISTO


Una volta venne da me il mio amico Gisto confidando nella mia ormai consolidata fama di sobillatore. Era disperato perché la Blatta, al secolo Eleuteria Magri, lo aveva lasciato dopo tre o quattro anni di fidanzamento. Allora gli consigliai di picchiarla a sangue per poi andare incontro a tutte le conseguenze del caso e capire che non valeva la pena rovinarsi la vita per una ciucciacazzi a tradimento. Non mi ascoltò e oggi, dopo tanti anni, ha ancora il cervello bollito da quell’amore per lui tanto immenso. Mentre per quasi tutta la durata della relazione la Blatta ha fatto pompini a destra e a manca e si faceva trapanare il deretano dal buon Gallo.
    Mi dispiace per Gisto, è sempre stato un ragazzo buono e generoso. E mi dispiace anche aver scopato la Blatta insieme a Mastro Marasca in quell’albergo di Rimini, dove pernottammo la sera che andammo a festeggiare il compleanno di Lennon in una discoteca romagnola. Sì, anche se non erano più insieme da anni, mi dispiace di cuore.
    Ora che sono sotto due metri di terra e tu caro Gisto stai leggendo questa storia, sappi che non lo avrei mai fatto se quella vigliacca della tua ex morosa non avesse approfittato del livello alcolico che eccitava me e Mastro Marasca come due facoceri in calore e non si fosse gettata avidamente sui nostri uccelli succhiando come un’ossessa.
    Ecco, dovevo confessarmi. Spero mi assolverai.



X. STRANI HOBBIES 


Che io non sia una persona comune è risaputo e i miei hobbies lo evidenziano. Sono un collezionista di aforismi; li pesco dai libri che leggo, li sottolineo sulla pagina poi li trascrivo sul muro del mio appartamento. Purtroppo – visto il poco tempo a disposizione – non riuscirò mai a completare l’opera di abbellimento della casa, ma finora sono riuscito a riempire pareti e soffitto della mia camera da letto e tre quarti delle pareti del bagno. Perché lo faccio? Per comporre un giorno l’aforisma perfetto, quello che un giorno molto vicino troneggerà sulla lapide della mia tomba. Spero di crearlo presto.
    Un altro hobby particolare è quello di farmi gli autoscatti con la macchina fotografica. Quando lo raccontai la prima volta a Gisto e alla Blatta si misero a ridere dandomi del pazzo, ma io non ci trovo nulla di male. Tutti quegli autoscatti mi sono serviti a studiare nel tempo il mutamento del mio aspetto in parallelo all’evoluzione dell’anima. Valle a spiegare queste cose agli stolti!
    Altri passatempi sono collezionare strati di polvere e libri orrendi, per me si intende. Per quest’ultimo sollazzo ho comprato qualche settimane fa una nuova libreria, dove trovano attualmente posto:

·        IL PASTO NUDO
·        LA MORBIDA MACCHINA
·        IL VECCHIO E IL MARE
·        MEMORIE DAL SOTTOSUOLO
·        TROPICO DEL CANCRO
·        SETA
·        GENTE DI DUBLINO
·        IL PROFETA
·        LA MORTE A VENEZIA
·        SIDDHARTA
·        LA PROFEZIA DI CELESTINO
·        COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA
·        LA COSCIENZA DI ZENO
·        ELOGIO DELLA FOLLIA
·        DE PROFUNDIS
·        E TANTISSIMI ALTRI…

    Con questo elenco parziale mi sono sicuramente attirato le antipatie degli snob della parola scritta. Tant’è. Tra questi libri soporiferi o ipermegasupervalutati ho inserito anche “vita, morte e libercoli di Simone Skreta”: se tanti mattoni sono stati considerati capolavori, non vedo perché tra essi non possa starci anche l’opera omnia di un cialtrone.
    Riguardo la collezione di strati di polvere ci sarebbe tanto da spiegare, ma mi limito a dire che conservo strati di polvere in una scatoletta dorata. È il simbolo dell’inesistenza del tempo e contemporaneamente della nostra temporaneità.

    Tra gli aforismi segnati sulle pareti della mia stanza ce n’è uno che dice: “Il tempo non esiste, siamo noi che passiamo.” È di Fabrizio De André.

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